“Food economy e l’artigianato alimentare – PRINCIPALI EVIDENZE
Domanda ed occupazione del settore Alimentare – A dicembre si stima una spesa delle famiglie per prodotti alimentari di 14,6 miliardi di euro, il 24,7% in più della media degli altri 11 mesi, di cui il 42,6%, pari a 6,2 miliardi, per prodotti offerti anche da imprese artigiane. Nel 2017 cala dello 0,8% il volume delle vendite al dettaglio di prodotti alimentari dopo che per due anni si è interrotta una serie negativa di otto anni. Nell’ultimo anno l’occupazione nel comparto cresce dell’1,4%, superiore al Manifatturiero (+0,5%). Dal 2009 al 2017 100.575 occupati in più (+25,7%). Nel settore dell’Alimentare e bevande lavorano in imprese artigiane 155.054 addetti, pari al 36,2% del totale.
Food made in Italy – Nel 2017 al massimo storico le esportazioni di alimentari e bevande, con un valore di 32.223 milioni di euro nell’ultimo anno ed una incidenza dell’1,90% del PIL, anch’essa ai massimi storici. Nei primi 8 mesi del 2017 l’export del settore rappresenta il 7,3% delle esportazioni italiane e cresce del 6,0% rispetto allo stesso periodo del 2016, accompagnando la crescita del 7,5% del totale delle esportazioni; nel dettaglio i mercati dell’Unione Europea – il 62,8% dell’export del comparto – crescono del 5,0% mentre registrano un maggior dinamismo quelli al di fuori dall’Ue a 28, che aumentano del 7,7%.
Negli ultimi dodici mesi (settembre 2016 – agosto 2017) le vendite all’estero del capitolo “Torte, pane con uva passa, panettoni, panettone di Natale, cornetti e altri prodotti dolci della panetteria, della pasticceria o della biscotteria” – che comprende i dolci da ricorrenza – registrano un incremento tendenziale del 5,8%, combinazione di una crescita del 5,0% sui mercati dell’Unione europea e dell’8,6% per i mercati extra Ue; tra i principali mercati aumenti a doppia cifra per Stati Uniti (+31,4%), Belgio (+24,2%), Polonia (+15,1%) e Svizzera (+13,9%). Effetto Brexit anche su export nel Regno Unito di dolci di Natale, in calo del 10,8% nell’ultimo anno.
Le esportazioni del settore Alimentare e bevande nelle regioni e nelle province – Nel primo semestre del 2017 il food made in Italy registra, focalizzandoci sulle regioni con la maggior quota di export del settore, un maggiore dinamismo in Lombardia (+11,0%), Emilia-Romagna (+7,2%) Piemonte (+6,6%) e Veneto (+5,8%). La maggiore propensione all’export del settore – misurata dal rapporto tra valore delle esportazioni e valore aggiunto – si osserva in Piemonte (4,13%), Veneto (4,09%), Trentino-Alto Adige (4,07%), Emilia-Romagna (3,91%) e Campania (2,84%). Tra i principali territori provinciali – con oltre l’1% dell’export del settore – si osservano crescite tendenziali doppie rispetto alla media nazionale del 5,7% in otto territori: Lodi (83,9%), Siena (33,3%), Cremona (24,8%), Mantova (19,5%), Ravenna (18,7%), Vicenza (14,4%), Udine (+12,7%), Como (12,2%) e Bergamo (11,8%). In 14 province si registra una propensione all’export del settore più che doppia rispetto alla media nazionale (2,21%): Cuneo (13,98%), Parma (11,24%), Verona (9,13%), Asti (7,39%), Lodi (7,29%), Salerno (6,52%), Cremona (6,15%), Mantova (5,87%), Modena (5,72%), Siena (5,66%), Alessandria (4,84%), Novara (4,83%), Treviso (4,68%) e Provincia Autonoma di Bolzano (4,48%).
Vini made in Italy – I tre quarti (74,0%) dell’export delle Bevande è costituito da Vini di uve, di cui l’Italia è il secondo esportatore europeo dopo la Francia. L’export di Vini sul PIL in media nazionale vale 5.622 milioni di euro, oltre un terzo di punto di PIL (0,34%); la regione con la più alta propensione all’export di Vini di uve è il Veneto con l’export che vale l’1,32% del PIL regionale, seguito dal Trentino Alto Adige con 1,28%, Toscana con 0,83%, Piemonte con 0,72%, Abruzzo con 0,47% e Friuli Venezia Giulia con 0,31%. Nei primi sei mesi del 2017 l’export del vino italiano sale del 7,3% trainato dal +16,6% del Mezzogiorno; aumenti a doppia cifra per Puglia con +20,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, Sicilia con +18,7%, Abruzzo con +15,1%, Emilia-Romagna con +12,5%.
Le imprese dell’artigianato alimentare – Al 30 settembre 2016 l’artigianato alimentare conta 90.055 imprese e diminuisce (-0,8%), ma meno dell’artigianato totale (-1,2%); in crescita i Birrifici artigianali che salgono del 6,5%, i produttori di Cacao e cioccolato, in aumento del 3,1% e le imprese della Lavorazione e conservazione frutta e ortaggi e pesce in aumento dell’1,1%. Nel lungo periodo (2012-2017) l’artigianato alimentare mostra una tenuta (+0,1%) rispetto al forte calo (-8,0%) del totale artigianato.
Tra le maggiori regioni nell’ultimo anno osserviamo una crescita delle imprese artigiane in Liguria (+0,8) e Lombardia (+0,3%); nel lungo periodo (2012-2017) crescono le imprese artigiane del settore in Sicilia (+4,2%), Friuli-Venezia Giulia (+3,1%), Lombardia (+2,9%), Veneto (+2,6%) e Toscana (+2,1%). Tra le maggiori provincie il maggiore dinamismo dell’artigianato alimentare lo rileviamo a Milano (+2,7%), Cagliari (+2,4%), Genova (+1,7%), Venezia (+1,1%) e Catania (+1,0%).
Le eccellenze del food made in Italy – L’Italia è al primo posto in Ue con 294 prodotti agroalimentari di qualità tra DOP, IGP e STG. Il nostro Paese vanta oltre un quinto (21,2%) dei prodotti di qualità europei censiti e 167 sono DOP – Denominazione di origine protetta – (56,8% del totale), 125 sono IGP – Indicazione geografica protetta – (42,5%) e solo 2 sono STG -Specialità tradizionale garantita – (0,7%) quali la Mozzarella e la Pizza napoletana. Nell’ultimo anno l’Italia presenta 6 nuovi prodotti di qualità: Burrata di Andria, Olio extra vergine di oliva di Calabria, Olio extra vergine di oliva Marche, Oliva di Gaeta, Ossolano e Vitelloni piemontesi della coscia. Sono 5.047 i prodotti agroalimentari tradizionali censiti e caratterizzati da metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidate nel tempo, con un aumento di 82 in un anno; le regioni che ne contano di più sono la Campania con 515 prodotti (10,2%), la Toscana con 461 (9,1%), il Lazio con 409 (8,1%), l’Emilia-Romagna con 388 (7,7%) ed il Veneto con 376 (7,4%). Complessivamente oltre un terzo (38,0%) di questi prodotti provengono dal Mezzogiorno.