LEGGE DI BILANCIO – Fisco da cambiare: le richieste di Confartigianato al Parlamento
Mentre la legge di bilancio prosegue il suo cammino in Parlamento, Confartigianato continua il pressing per sollecitare misure che, nell’ambito della manovra economica, riducano il carico fiscale sulle imprese. Carico che – sottolinea la Confederazione – rimane molto pesante, mantiene assurde iniquità nella tassazione dei redditi e ha aumentato gli obblighi burocratici sulle spalle degli imprenditori.
Nella lista delle richieste di Confartigianato al Parlamento spiccano quattro priorità: evitare il rinvio di un anno dell’applicazione dell’IRI che avrebbe comportato, già dal 2018, un risparmio d’imposta di 2 miliardi di euro a favore di imprese individuali e società di persone; consentire il riporto delle perdite per le imprese che adottano il regime di cassa, una misura che riguarda 2 milioni di soggetti; innalzare la deducibilità dal reddito d’impresa e dall’Irap dell’IMU sugli immobili strumentali delle imprese; aumentare la franchigia Irap per i piccoli imprenditori.
Nella manovra economica mancano all’appello anche altri capitoli fiscali importanti per artigiani e piccoli imprenditori. Come l’abolizione dello split payment, una battaglia storica di Confartigianato che ora torna alla carica per contestare un meccanismo con il quale lo Stato finisce per fare cassa sulle spalle delle imprese oneste.
Quest’anno, poi, la legge di bilancio introduce, dal 2019, l’obbligo della fatturazione elettronica tra privati, un provvedimento sul quale la Confederazione invita a procedere con estrema cautela nell’ambito di un progetto di medio periodo che coinvolga anche le rappresentanze d’impresa chiedendo, al contempo, l’abrogazione di tutta una serie di misure introdotte per il contrasto dell’evasione che non hanno più ragione di esistere dopo l’introduzione della fatturazione obbligatoria.
Nella manovra non mancano aspetti positivi che dimostrano come la leva del fisco possa dare buoni frutti: è il caso delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, per gli interventi di ristrutturazione edilizia, fino alle misure per la cura del verde. Si tratta di un pacchetto di norme che incrociano la propensione delle famiglie italiane a sistemare casa e che sono fondamentali per le oltre 500.000 imprese artigiane del settore costruzioni alle prese con una crisi che non è ancora alle spalle.
RITRATTI DEL LAVORO – Sartoria Massoli, stile e tecniche artigiane per le passerelle di tutto il mondo
“Dalle nostre mani escono i capi d’alta moda che sfilano sulle passerelle di tutto il mondo. Vuoi mettere la soddisfazione di vedere un abito cucito da noi indossato dalle dive di Hollywood mentre percorrono il red carpet?”. C’è tutto l’orgoglio dell’artigianato made in Italy nelle parole di Maria Grazia Cimini, titolare della Sartoria Massoli, azienda manifatturiera con sede a Casperia, in provincia di Rieti, che realizza abiti per grandi firme dell’alta moda italiana.
L’orgoglio di Maria Grazia Cimini ha radici solide. Quelle di una madre molto speciale, Maria Antonietta Massoli, una coraggiosa pioniera che, oltre 50 anni fa, ha fondato la sartoria, ma non si è accontentata di lavorare a Casperia. Giovanissima, da sola, con grande spirito di intraprendenza, si recò a Roma per ampliare la clientela. Guadagnandosi subito la fiducia di celebri griffe della moda dell’epoca, da Lancetti alle Sorelle Fontana.
Da allora quella fiducia non è mai venuta meno. “Qualità, perfezione del ‘fatto a mano’, serietà, puntualità sono i valori su cui puntiamo – dice Maria Grazia Cimini – e che da tanti anni ci fanno apprezzare dai nostri committenti che sono molto esigenti ma, con noi, sanno di poter contare su lavorazioni a regola d’arte”. Sono valori che Maria Grazia ha ereditato dalla mamma, scomparsa nel 2009, dopo 53 anni di lavoro artigiano. “Quando ho preso in mano le redini dell’azienda, è stata dura. Ma non potevo non essere all’altezza di mia madre che ha dedicato la vita alla sartoria ed è stata una rappresentante dell’artigianato italiano nel senso più puro del termine”.
Così, la tradizione continua e la qualità rimane al top. “E’ anche merito del rapporto con i nostri 32 dipendenti che consideriamo parte fondamentale dell’azienda”. E qui soddisfazione e orgoglio cedono il passo ad un cruccio, quello del ricambio generazionale della manodopera, la difficoltà di reperire professionalità all’altezza dei capi che escono dalla sartoria. “Oggi potremmo dare lavoro ad altre 25 persone, ma non riusciamo a trovarle”.
E allora perché non formare in proprio gli specialisti che servono all’azienda? Ed ecco il progetto che vedrà la luce nel 2015. Racconta Maria Grazia: “Insieme con Fendi vorremmo creare una fondazione per dare vita ad un’accademia di sartoria che porta il nome di mia madre, Maria Antonietta Massoli, con l’intento di formare le nuove generazioni di sarti. L’iniziativa è sostenuta anche dal Comune di Casperia, che ha offerto Palazzo Lucarelli per ospitare la sede dell’accademia, e la Cassa di Risparmio di Rieti che finanzierà borse di studio degli allievi”, ha aggiunto. “La carta vincente – spiega Maria Grazia – è investire sui giovani, dare loro fiducia, facendoli entrare in un settore che tiene alta la bandiera del made in Italy nel mondo. Perché l’artigianato è tutt’altro che vecchio, polveroso, demodé. La nostra azienda lo dimostra: l’artigianato è moderno, l’artigianato è il futuro”.
STUDI – In Italia maggiore pressione fiscale rispetto all’Eurozona per 22,6 miliardi di euro, pari a 373 euro pro capite. Alta anche la pressione burocratica: +34% rispetto alla media Uem
Il percorso di discesa della pressione fiscale registrato negli ultimi anni non ha ancora chiuso il divario con l’Europa – aperto nel 2005 ed esploso nel 2011 – che costringe le imprese italiane ad operare in condizioni di svantaggio competitivo nei confrontidei competitor europei.
Nel 2017 in Italia l’indicatore di carico fiscale (tax burden) – calcolato dalla Commissione europea e aggiornato nelle recenti previsioni di autunno – è sceso di 1 punto rispetto al massimo del 2012, ma la diminuzione non ha ancora colmato il divario con l’Europa: nel 2017, infatti, l’Italia mantiene un gap di pressione fiscale con l’Eurozona di 1,3 punti di PIL che tiene lontano il nostro Paese da quell’allineamento con i partner europei che si registrava nel 2005 quando il tax burden era inferiore di 0,2 punti di PIL rispetto all’Eurozona. Nel 2017 il carico fiscale arriva in Italia al 42,8% del PIL e rispetto al 41,5% dell’Eurozona il tax spread vale 22.624 milioni di euro, pari a 373 euro per abitante. Per il 2018 si prevede per l’Italia una discesa del carico fiscale al 42,5% del PIL, con un gap che rimane pari ad 1,2 punti percentuali rispetto al 41,3% dell’Eurozona. Più accentuata la riduzione nel 2019 quando il gap si dovrebbe ridurre a 0,9 punti di PIL.
In questa prospettiva destano preoccupazione gli interventi di politica fiscale che recuperano risorse privilegiando le maggiori entrate a tagli di sprechi e spesa pubblica inefficiente. Il disegno di legge di bilancio 2018 – che definisce interventi per 22,1 miliardi di euro – recupera risorse da maggiori entrate per 7.186 milioni di euro, quasi il doppio (1,8 volte) dei 3.990 milioni di riduzioni di spesa.
In parallelo alla maggiore pressione fiscale sull’economia, sulle imprese italiane gravano più elevati oneri burocratici, come evidenziato da una nostra recente analisi sul “burofisco” ripresa in una inchiesta di Sergio Rizzo su Repubblica. Secondo l’ultimo aggiornamento della comparazione della Banca Mondiale sulle condizioni di fare impresa, l’Italia si colloca al 112° posto nel Mondo per procedure e tempi per pagare le tasse, con effetti negativi sulla competitività delle imprese e in particolare su quelle esposte alla concorrenza internazionale. Il confronto europeo evidenzia che per la complessità degli adempimenti fiscali una impresa in Italia per pagare le imposte impiega 238 ore, il 34% in più delle 178 ore rilevate nella media dei 19 Paesi dell’Eurozona. Nel confronto tra i maggiori Paesi dell’Uem, in Germania il tempo per pagare le imposte scende a 218 ore, in Spagna a 152 ore, in Francia a 139 ore.
Nell’ambito delle politiche fiscali va segnalato che interventi di contrasto all’evasione presentano elevati rischi di un aumento della pressione burocratica sulle imprese. Il disegno di legge di bilancio in discussione in Parlamento individua nel triennio 2018-2020 maggiori entrate per 2.681 milioni all’anno per azioni di contrasto all’evasioneche nella concreta applicazione introduce un nuovo adempimento, la trasmissione elettronica dei dati delle fatture, che determina un forte impatto sui processi gestionali delle imprese, in specie delle piccole attività.
STUDI – Italia e Regno Unito con crescita più bassa nel 2017-2018. Solo in Italia PIL rimane del 5,9% sotto ai livelli pre crisi. I segnali degli indicatori congiunturali
Le previsioni dell’Istat pubblicate ieri confermano un aumento del PIL nel 2017 dell’1,5% e indicano una crescita dell’1,4% per il 2018, non distante dell’1,5% previsto nella Nota di aggiornamento del DEF di settembre. Per il prossimo anno la Commissione europea e il Fondo Monetario Internazionale sono meno ottimisti, indicando una crescita del PIL rispettivamente dell’1,3% e dell’1,1%. Una minore crescita mette sotto stress la politica fiscaleappesantendo gli indicatori chiave del saldo strutturale di bilancio e del debito pubblico rapportati al PIL. A tal proposito va osservato che gli impegni previsti dal disegno di legge di bilancio per 22,1 miliardi di euro sono per la metà (49,5%) finanziati in deficit e che nel quadro programmatico il debito pubblico ha iniziato quest’anno il calo con una riduzione di 0,4 punti di PIL per proseguire nel 2018 con ulteriori 1,7 punti.
L’analisi dei dati recentemente pubblicati nell’edizione autunnale dell’Economic forecast della Commissione europea evidenzia che nel biennio 2017-2018 l’Italia – con il Regno Unito, appesantito dal processo di uscita dell’Unione europea – mostra il più basso tasso di crescita del PIL medio nei Paesi dell’UE.
Il minore dinamismo della ripresa italiana si regista anche nei dati di consuntivo dei conti nazionali: le stime preliminari del terzo trimestre 2017 indicano per l’Italia una crescita del PIL, su base annua, dell’1,8%, mentre la Spagna cresce del 3,1%, la Germania del 2,8% e la Francia del 2,2%.
Queste comparazioni internazionali non mettono in discussione che la ripresa sia in corso: il 2017 rappresenterà il migliore anno di crescita economica dal 2010 e segnali positivi provengono anche da alcuni indicatori congiunturali. Nei primi 9 mesi del 2017 la produzione manifatturiera sale del 2,7% (+1,7% la tendenza un anno prima) e nei primi sei mesi dell’anno il fatturato dei servizi sale del 3,5% (+1,8% un anno prima). Nei primi 8 mesi del 2017 il traffico autostradale di veicoli pesanti sale del 3,7% (era +4,2 un anno prima). Rafforza la crescita del PIL il dinamismo del made in Italy: negli ultimi dodici mesi l’export dell’Italia sale del 6,1%, la performance migliore tra i 4 maggiori paesi manifatturieri dell’Unione europea: segna un +4,8% la Germania, un +2,7% la Francia e un +2,8% il Regno Unito. Comprime la crescita l’aumento delle importazioni, appesantite dal rialzo della bolletta energetica. In ritardo la ripresa per edilizia e commercio: nei primi nove mesi del 2017 ristagna (-0,5%) la produzione delle costruzioni (-0,1%, in linea con il -0,2% di un anno prima) e segnano una debole crescita le vendite del commercio al dettaglio (+0,4%, stazionarie un anno prima).
Una analisi di più lungo periodo evidenzia la necessità di una accelerazione dei processi di crescita: nel 2017 il PIL in Italia rimane del 5,9% inferiore al livello pre crisi, recuperato pienamente in tutti gli altri maggiori Paesi dell’Eurozona: il PIL in Germania è del 10,9% sopra al livello del 2008, in Francia è sopra del 6,3% e quest’anno è ritornata in territorio positivo anche la Spagna con un PIL dell’1,5% superiore ai livelli pre crisi.
Le tendenze della crescita nella presentazione dell’Ufficio Studi alla XXII Convention Donne Impresa. Clicca qui per scaricarla.
AUTORIPARAZIONE – Officina 4.0: autoriparatori a confronto sul futuro digitale
Il futuro dell’autoriparazione è il tema al centro di un convegno svoltosi nei giorni scorsi e organizzato da Confartigianato Lombardia, nell’ambito della Mostra dell’Artigianato a Lariofiere – Erba. L’evento, al quale sono intervenuti Alessandro Angelone Presidente Confartigianato Autoriparazione e Meccatronici, Giuseppe PacePresidente Confartigianato Carrozzieri, Stefano Romano Presidente regionale Confartigianato Carrozzieri Lombardia, Paolo Manfredi responsabile Strategie Digitali Confartigianato, si è focalizzato sugli scenari dell’autoriparazione, delineati da Paolo Manfredi, fortemente investito dall’innovazione tecnologico-digitale che ha modificato i modelli di business secondo un nuovo paradigma che ruota sull’interconnessione e gestione strategica delle informazioni. Tutto ciò impone agli autoriparatori – come sottolineato dal Presidente Angelone – di essere parte attiva del cambiamento, di ripensare ed innovare le modalità di erogazione del servizio per essere all’altezza delle difficili sfide del mercato, sempre più organizzato, selettivo e “blindato” dai grandi competitors. In questo contesto, il fattore vincente su cui fare leva è rappresentato dall’unicità e dal valore del servizio erogato dagli operatori artigiani, dalla capacità dell’autoriparatore di offrire prestazioni personalizzate, sintonizzato a 360 gradi sulle esigenze di mobilità del cliente, in grado di fornire risposte puntuali ed efficaci in linea con le nuove dinamiche del mercato e dei consumi. In tale ottica si profilano molteplici i filoni di attività per una nuova “Officina 4.0” che sono oggetto del piano d’azione che sta mettendo a punto Confartigianato Autoriparazione per consentire agli operatori associati, in una logica di maggiore interazione e aggregazione, di cogliere tali opportunità e puntare sugli orizzonti tecnologico-digitali più opportuni per riposizionarsi sul mercato in chiave competitiva e all’avanguardia. Fondamentale l’aspetto della formazione – evidenziato in particolare dal Presidente Romano – per favorire l’approccio delle imprese associate del settore alle nuove tecnologie e supportarle nel processo di rinnovamento. Altra tematica del convegno, trattata dal Presidente Pace, è stata la riforma dell’RC auto introdotta dalla Legge Concorrenza 2017 che, grazie all’efficace azione di Confartigianato, ha riconosciuto le ragioni dei carrozzieri, riaffermando i principi fondamentali per la tutela delle carrozzerie associate, e che segna un passo in avanti importante per mettere la parola fine ai tentativi di limitare la libertà di scelta dei consumatori e il libero mercato delle aziende di autoriparazione.
DONNE IMPRESA – Italia al top in Ue per imprenditrici. Ma welfare non aiuta mamme lavoratrici
Le donne italiane sono le più intraprendenti d’Europa, ma il nostro Paese è agli ultimi posti nell’Ue a 28 per l’occupazione delle donne con figli e le condizioni per conciliare lavoro e famiglia. Lo rileva l’Osservatorio sull’imprenditoria femminile realizzato da Confartigianato e presentato alla Convention di Donne Impresa Confartigianato che si svolge a Roma il 20 e 21 novembre.
L’Italia conta 1.661.000 donne che svolgono attività indipendenti, un primato in Europa visto che, tra imprenditrici e lavoratrici autonome, il Regno Unito si ferma a quota 1.641.300 e la Germania ne registra 1.469.000.
A trainare il lavoro indipendente femminile sono le 181.482 titolari di imprese individuali artigiane il cui numero è aumentato del 2,5% negli ultimi 10 anni. Insieme a socie e collaboratrici costituiscono un piccolo esercito di 354.882 donne, con una presenza prevalente in Lombardia (66.932), seguita da Emilia Romagna (37.343), Veneto (37.228), Piemonte (32.617), Toscana (31.430). La classifica provinciale vede in testa Milano, con 17.967 titolari artigiane. Secondo posto per Torino (16.186), seguita da Roma (15.012).
Ma le imprenditrici devono fare i conti con un welfare che non aiuta le donne italiane a conciliare il lavoro con la cura della famiglia.
L’Osservatorio di Confartigianato mette in luce che la spesa pubblica è fortemente sbilanciata sul fronte delle pensioni e della spesa sanitaria per anziani che ammonta a 270,3 miliardi di euro. Invece, per le famiglie e i giovani la spesa pubblica italiana si ferma a 25,2 miliardi, pari al 3% della spesa totale della PA (rispetto al 3,7% della media Ue) e all’1,5% del Pil (rispetto all’1,7% della media Ue). Percentuali che collocano l’Italia rispettivamente al 18° posto e al 15° posto tra i 28 Paesi europei.
Confartigianato ha analizzato anche costo e qualità dei servizi per la famiglia messi in campo dagli Enti locali. Si scopre così che soltanto il 57,3% dei Comuni italiani offre servizi di asili nido e servizi integrativi per l’infanzia e che l’utilizzo di queste strutture è molto basso: a livello nazionale soltanto il 12,9 dei bambini con meno di 3 anni ha usufruito di tali servizi. E il loro costo, pari in media a 1.649 euro annui per famiglia – nelle 9 principali città di Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo, Genova, Bologna, Firenze e Bari – è quello che incide di più (35,6%) sulla spesa complessiva delle famiglie per tributi e servizi locali.
Tutto ciò si riflette sull’occupazione femminile e sulle condizioni per conciliare lavoro e famiglia: Confartigianato ha calcolato infatti che il tasso di occupazione delle donne senza figli è pari al 56,9%, ma scende al 53,2% per le donne con figli. La forbice si allarga per le donne tra 25 e 49 anni: in media il tasso di occupazione per quelle senza figli è del 70,4%, mentre precipita al 56,7% per quelle con figli. Percentuali che fanno dell’Italia il fanalino di coda in Europa dove il tasso medio di occupazione delle madri lavoratrici tocca il 71,3% e addirittura in Svezia arriva al tasso record dell’87,4%.
“Il nostro welfare pubblico – sottolinea Daniela Rader, Presidente di Donne Impresa Confartigianato – non aiuta le donne a coniugare il lavoro e la cura della famiglia. Per colmare queste carenze, Confartigianato ha lanciato il progetto per un nuovo welfare ispirato alla sussidiarietà e che fa leva sull’innovazione digitale con piattaforme dove si incontrano domanda e offerta di servizi utili a semplificare la vita delle madri che lavorano”.
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EUROPA – De Lotto (Confartigianato) nominato portavoce PMI al CESE
Pietro Francesco De Lotto è il nuovo Portavoce della Categoria PMI in seno al Comitato Economico Sociale Europeo. Lo hanno nominato i 41 componenti della Categoria, in rappresentanza delle Organizzazioni datoriali delle PMI dei 28 Paesi membri dell’Unione europea, nel corso di una riunione svoltasi nei giorni presso la sede del CESE a Bruxelles.
Pietro Francesco De Lotto è Direttore Generale di Confartigianato Vicenza, Ricercatore Senior e Professore aggregato di Economia Internazionale all’Università di Trieste. Rappresenta l’artigianato italiano a Bruxelles su proposta del Governo e su nomina del Consiglio Europeo.
“Sono orgoglioso – ha dichiarato De Lotto – di ricoprire questo nuovo incarico al CESE, frutto di un grande lavoro svolto in questi anni con il sostegno di Confartigianato Imprese”.
De Lotto indica i numerosi aspetti all’attenzione della Categoria: la nuova definizione europea delle PMI, la programmazione finanziaria a partire dal 2020 che punti a promuovere il valore artigiano della produzione, l’impegno a rendere maggiormente accessibili le risorse economiche europee oggi sottoutilizzate in particolare dalle micro imprese, la certezza dei tempi di pagamento nel rispetto degli obblighi previsti dalla Direttiva UE, la formazione delle competenze imprenditoriali e tecniche, lo sviluppo di nuovi strumenti finanziari dedicati alle PMI.
Il Segretario Generale di Confartigianato Imprese Cesare Fumagalli esprime soddisfazione per la nomina di De Lotto al quale formula, a nome della Confederazione, auguri di buon lavoro. “La sua nomina – sostiene Fumagalli – è un riconoscimento dell’importanza del nostro Paese e della nostra attività di rappresentanza associativa in Europa, in un momento così delicato in cui è necessario aumentare la coesione delle politiche economiche europee a sostegno delle micro e piccole imprese”.
“Il nostro obiettivo – sottolinea De Lotto – consiste nel dare concretezza al principio europeo ‘Think Small First’, creando condizioni di stimolo e sostegno all’attività degli imprenditori e accompagnandone i percorsi di innovazione”
MERCATI ESTERI – Confartigianato porta a Dubai 17 imprese simbolo dell’arredo casa made in Italy
Dal 14 al 17 novembre, la fiera Downtown Design a Dubai, è stata il palcoscenico di ‘Italian Luxury Interiors – The art of italia design’ per presentare al mercato arabo il meglio dell’arredamento made in Italy. Confartigianato, insieme a Ice Agenzia, ha portato 17 aziende, a mostrare la qualità e la bellezza della manifattura italiana, con un formatespositivo che unisce l’aspetto commerciale e l’immagine realizzando una sorta di concept store del made in Italy.
In uno spazio di 450 metri quadri sono ricreati diversi ambienti della casa italiana dove i visitatori hanno potuto apprezzare lo spirito e le atmosfere dell’Italian Life Style.
LEGGE DI BILANCIO – La manovra economica conferma i bonus casa
La Legge di Bilancio 2018 ha confermato alcuni fra gli incentivi più graditi da imprese e cittadini: i bonus casa. Da quello per la riqualificazione energetica degli edifici alle detrazioni fiscali per gli interventi di ristrutturazione edilizia, fino alle misure per la cura del verde.
Si tratta di un pacchetto di norme che incrociano la propensione delle famiglie italiane a sistemare casa e a renderla più efficiente dal punto di vista energetico. Secondo una rilevazione di Confartigianato, infatti, sono 2.800.000 i proprietari di immobili intenzionati ad effettuare, nei prossimi 12 mesi, un intervento di manutenzione sulla propria abitazione.
Senza contare che, proprio per rimettere a nuovo il patrimonio immobiliare, gli italiani hanno speso, negli ultimi 7 anni, qualcosa come 169 miliardi di euro. L’utilizzo maggiore dei bonus casa avviene a Trento, Bolzano e in Val d’Aosta.
In crescita soprattutto la richiesta di incentivi per gli interventi di risparmio ed efficienza energetica: nel 2016 sono state presentate oltre 400mila domande, con un aumento del 21,5% rispetto al 2015.
I bonus casa sono utili alle famiglie, quindi, ma diventano fondamentali per le oltre 500.000 imprese artigiane del settore costruzioni alle prese con una crisi che non è ancora passata. Tanto è vero che quest’anno produzione e occupati mostrano ancora segni negativi.
Confartigianato, che si è battuta affinchè nella manovra economica venissero inseriti questi incentivi, insiste per farli diventare permanenti.
In questo modo – sostiene la Confederazione – si centrerebbero molti obiettivi: oltre a rilanciare le imprese delle costruzioni, verrebbero alla luce le attività irregolari, con relativo maggior gettito per lo Stato, e si risparmierebbe energia con una più efficace azione di tutela dell’ambiente.
LIGURIA- Le WorldSkills sbarcano in Liguria, al via la prima edizione regionale dei campionati dei mestieri artigiani
Per un’Italia che ha fallito l’obiettivo della qualificazione ai Mondiali di calcio, ce n’è un’altra che in Russia sogna di andarci veramente, tra due anni, in occasione delle prossime WorldSkills, le olimpiadi dei mestieri artigiani. Quell’Italia è fatta di migliaia di giovani artigiani che, tappa dopo tappa, vogliono arrivare a sfidare gli apprendisti di tutto il mondo a Kazan, in Russia, sede delle WorldSkills 2019. Un percorso che parte dalle competizioni regionali, per poi passare a quelle nazionali, europee e infine al palcoscenico internazionale delle olimpiadi vere e proprie. Per la prima volta, i campionati regionali italiani escono da Bolzano e dall’Alto Adige per sbarcare in Piemonte e in Liguria, dove, dal 14 al 16 novembre, la federazione regionale ha organizzato i primi campionati locali dei mestieri. “Spero che l’esperienza delle WorldSkills possa essere presto estesa a molte altre regioni italiane. Quest’anno, da Dubai abbiamo portato a casa sei medaglie, perché abbiamo ragazzi in gamba e bravi formatori. Era un campionato mondiale e abbiamo vinto – ha detto Giorgio Merletti, Presidente di Confartigianato Imprese – Un campionato mondiale a cui nel calcio non riusciremo neppure a partecipare. Il risultato dell’Italia alle WorldSkills dimostra, invece, che in qualcosa siamo ancora bravi. Nella formazione professionale, ad esempio, in quei giovani che entrano nelle nostre imprese e che rappresentano il nostro futuro, economico, imprenditoriale e sociale”. Ospiti di Orientamenti 2017, l’evento per la formazione professionale giovanile, gli apprendisti liguri si sono dati battaglia in sei categorie ufficiali, dal falegname all’estetista, dall’acconciatore al carrozziere, passando per il gelatiere e i mestieri legati alla moda. Tutte roccaforti dell’artigianato made in Italy, di cui questi giovani rappresentano il migliore investimento per il futuro. “Orientamenti è un salone nazionale, riconosciuto dai ministeri dell’Istruzione e del Lavoro, frutto della collaborazione tra tanti soggetti, come l’Università, la direzione scolastica e la Camera di Commercio – ha spiegato Ilaria Cavo, assessore alla Formazione e alle Politiche giovanili della Regione Liguria – Orientamenti è il risultato di un lavoro di squadra coordinato dalla Regione Liguria per offrire ai ragazzi le migliori possibilità per orientarsi nelle scelte che faranno nella vita, che sono sicuramente scelte di istruzione ma, fondamentale, sono scelte di vita – ha aggiunto la Cavo – E allora credo sia giusto dare l’opportunità ai ragazzi che si stanno formando nell’artigianato possano competere verso l’alto anche in questi settori, con un modello di formazione internazionale e di qualità come quello proposto dalle WorldSkills. E’ un messaggio forte per coltivare un sogno importante al pari di tanti altri, a cominciare da una laurea universitaria”.
ORAFI – Il Ministero lancia una consultazione pubblica per il “decreto compro oro”, le proposte di Confartigianato
Il decreto compro oro, in vigore dal 5 luglio scorso, ha già creato non pochi problemi agli artigiani del settore. Una storia ormai nota, che vale la pena di ricordare. Con il decreto 92/2017, infatti, il Governo vorrebbe limitare e mettereal bando le possibili attività illegali svolte dai compro oro. Un obiettivo sacrosanto, legittimo e doveroso dopo le innumerevoli pagine di cronaca giornalistica che negli ultimi tempi hanno denunciato illeciti e operazioni di riciclaggio mascherati dietro ad attività commerciali fittizie. Il problema, però, è che lo Stato ha messo in campo una maglia di norme e obblighi burocratici così fitta da mandare in tilt anche gli orafi e gli artigiani del settore, coinvolti, loro malgrado, in questa battaglia per la legalità. Secondo le recenti norme, infatti, ogni artigiano che acquista o accetta come permuta un gioiello da un privato dovrà rispondere di una lunga e costosa procedura burocratica, fatta di documenti da conservare per dieci anni, informazioni, foto e comunicazioni dei clienti e una licenza di pubblica sicurezza da ottenere per essere iscritti, come da obblighi di legge, al Registro degli operatori finanziari e dei mediatori creditizi.
Una follia burocratica se si considera che la compravendita di metalli preziosi è soltanto una parte marginale dell’attività imprenditoriale di un orafo e che ogni cittadino può continuare a portare dal proprio orafo di fiducia un gioiello, magari di famiglia, da sistemare o trasformare in un nuovo pezzo. Ad oggi, un orafo può farlo a condizione di incappare in lunghe e costose operazioni che ne intralciano il lavoro quotidiano. Il Dipartimento del Tesoro ha lanciato una consultazione pubblica per modificare l’impianto normativo e per renderlo veramente efficace contro l’illegalità e il riciclaggio di soldi e preziosi. Confartigianato ha inviato la propria proposta di modifica del decreto, con l’obiettivo di far tornare a lavorare serenamente gli artigiani del settore.
TG@ – Sette giorni di notizie con Confartigianato
TG@ è il web tg di Confartigianato Imprese, una settimana di notizie e approfondimenti sull’artigianato italiano. In questa edizione [clicca qui], l’analisi dei bonus per le piccole imprese previsti dalla Legge di Bilancio, la missioneall’Italian Luxury di Dubai, le proposte di Confartigianato sul decreto compro oro, la campagna anticontraffazione del Ministero dello Sviluppo economico e la prima edizione delle WorldSkills Liguria.
Segui questa e tutte le puntate del TG@ di Confartigianato sul nostro canale YouTube.
WELFARE – San.Arti. compie 5 anni e chiede una legge sulla sanità integrativa
La sanità integrativa in Italia costituisce un pilastro imprescindibile delle tutele del sistema di welfare legato alla salute, ma molto c’è da fare per far crescere il sistema: da una parte in termini di conoscenza delle possibilità offerte dalla sanità integrativa agli associati, dall’altra in merito alla consapevolezza della sua importanza da parte degli interlocutori politici.
Questi i principali contenuti emersi durante il convegno “Diamo lustro alla Sanità”, svoltosi il 15 novembre a Roma, che ha visto la partecipazione di oltre 150 tra esponenti di istituzioni, fondi sanitari, rappresentanti delle parti sociali e soci di San.Arti.. Un’occasione anche di riflessione per il Fondo San.Arti., nato 5 anni fa dall’unione delle diverse single sindacali del mondo artigiano e finalizzata a creare e offrire ai propri associati una proposta di sanità integrativa di alto profilo.
Dario Bruni, presidente di San.Arti., ha dichiarato: “La spesa sanitaria out of pocket nel 2015 è stata di 36 miliardi di euro, di cui solo il 10% è stata intermediata da fondi sanitari o polizze, vale a dire il secondo e terzo pilastro su cui si regge il sistema sanitario italiano nel suo complesso. In questo contesto San.Arti. mira a implementare in maniera significativa il proprio ruolo di interlocutore di riferimento per una platea molto più ampia, attraverso l’erogazione di prestazioni sanitarie di qualità: puntiamo a raggiungere tutta la platea potenziale, oltre 1,5 milioni di artigiani, ovvero triplicare gli iscritti. Il tutto con un sistema di gestione efficiente e oculato delle risorse, nell’ottica del grande senso di responsabilità che sempre ci guida nel gestire al meglio i soldi che i nostri soci ci affidano. Un esempio? Grazie a un sistema efficiente, un addetto San.Arti. gestisce grazie 26.500 iscritti”.
Al presidente ha fatto eco Annamaria Trovò, vice presidente di San.Arti., portando l’attenzione dei presenti su “quanto il mondo della sanità integrativa in genere abbia necessità di avviare un dialogo molto più serrato e profondo con gli interlocutori politici. Ciò al fine di meglio definire il contesto normativo di riferimento, valorizzando ulteriormente le possibilità di crescita dei diversi attori in gara: il tutto rafforzando l’offerta di sanità di livello elevato ai cittadini”.
Il convegno è stato infatti anche occasione di una tavola rotonda tra rappresentanti delle principali forze politiche ed esperti sul tema della Sanità, interlocutori imprescindibili per progettare al meglio il futuro della sanità integrativa: in particolare, l’On. Donata Lenzi, Capogruppo PD Commissione Affari Sociali, l’On. Giulia Grillo, Componente M5S Commissione Affari Sociali e la Sen. Maria Rizzotti, vice presidente della 12a Commissione Permanente Igiene e Sanità FI.
E proprio in merito a quanto emerso durante il dibattito, i vertici di San.Arti. hanno sentito l’esigenza di sottolineare che i fondi di sanità integrativa nascono dalla contrattazione e si finanziano con i contributi che le imprese decidono di destinare alla tutela della salute dei lavoratori: “Riteniamo – ha precisato il presidente Bruni – che le quote che vengono versate su base volontaria alla sanità integrativa debbano essere defiscalizzate in virtù del fatto che rispondono alle esigenze di tutela di un aspetto fondamentale della vita dell’individuo e della famiglia come è la salute. A ciò si aggiunga che con l’attività dei fondi alleggerisce l’onere sul SSN”.
Così, dal canto suo, la vice presidente Trovò: “Auspico che si possa lavorare insieme ai decisori pubblici sulla creazione di una nuova legge cornice del sistema sanitario integrativo che possa avere il MEF come fornitore di garanzie per la fiscalità, ma il Ministero della Salute come ispiratore”.
Ulteriori spunti al dibattito sono stati forniti poi da Alessandra Ghisleri di Euromedia Research attraverso la presentazione dei risultati di una ricerca condotta all’interno del mondo artigiano con focus sulla percezione del servizio offerto dal SSN e come vengano invece giudicate le prestazioni di San.Arti.. “La possibilità di accedere a una proposta di questo genere è considerata un privilegio dagli associati, che apprezzano in particolare la possibilità di estendere le tutele anche al proprio nucleo familiare. Le lunghe liste d’attesa nel sistema pubblico rappresentano la maggiore preoccupazione del campione intervistato (63,3%) che esprime una soddisfazione del 92,2% rispetto al servizio ricevuto con San.Arti.. Prevenzione oncologica (49,5%) e prevenzione cardiologica (49%) rappresentano le aspettative di ampliamento del servizio più attese”.
CREDITO – Al via Convention Fedart Fidi: la ripresa c’è, il credito alle Pmi no
Si è svolta oggi a Torino la prima delle tre giornate di lavoro della Convention del sistema dei Confidi di Fedart Fidi. La Convention si è aperta con il saluto istituzionale dell’Assessore delle Attività Produttive della Regione Piemonte, Giuseppina De Santis, che ha rimarcato il fondamentale ruolo dei Confidi, ma al contempo la necessità di rivederne il modello operativo in un confronto aperto tra Istituzioni, banche e sistema di rappresentanza. Ha poi brevemente illustrato le misure che la Regione Piemonte intente mettere in campo per supportare l’accesso al credito delle mPMI anche attraverso i Confidi stessi. I saluti istituzionali sono stati poi completati dal Presidente di Confartigianato Imprese Giorgio Merletti, che ha sottolineato l’importanza del tessuto delle MPMI quale fondamento della economia nazionale e quindi la necessità che le politiche siano finalizzate a sostenere specificatamente questa tipologia di imprese, ad iniziare da quelle relative all’accesso al credito.
I lavori hanno preso avvio con la relazione introduttiva del Presidente di Fedart Fidi, Adelio Giorgio Ferrari, che ha ripercorso le tappe fondamentali del suo mandato. Negli ultimi tre anni il sistema dei Confidi ha affrontato alcune tra le principali sfide dell’ultimo periodo, ottenendo risultati di grande rilevanza strategica. Ma molto rimane ancora da fare per valorizzare realmente il ruolo dei Confidi a sostegno dell’accesso al credito delle mPI. Come lui stesso afferma: “I segnali di ripresa dell’economia ci sono, mentre le piccole e micro imprese continuano a soffrire di un difficile accesso al credito”. Ha poi richiamato in sintesi i principali temi su cui la Federazione si è più volte soffermata elencando: “Le politiche del credito delle banche, che non erogano più finanziamenti di importo più contenuto. Ci attendiamo un atteggiamento più consapevole da parte loro, considerate le ripercussioni negative sul sistema produttivo di minori dimensioni; l’incapacità delle politiche pubbliche, anche europee, di intercettare le esigenze delle mPI: le banche preferiscono impiegare le risorse per gli investimenti finanziari delle imprese di maggiori dimensioni, invece che per sostenere il credito delle imprese minori, distogliendole dalle loro reali finalità di politica economica; l’equiparazione indistinta di tutti gli intermediari finanziari alle banche, con l’applicazione delle medesime regole a soggetti con caratteristiche, mission, finalità, profilo di rischio profondamente diversi anziché attivare il principio di proporzionalità sui confidi; la disintermediazione operata dalle banche nei confronti dei Confidi mediante la riduzione del credito concesso alle mPI; l’accesso al Fondo Centrale in garanzia diretta invece che in controgaranzia; il rinnovo delle convenzioni a condizioni penalizzanti; i nuovi adempimenti previsti in materia di aiuti di Stato, che rendono ancora più gravosa per i Confidi la concessione della garanzia a valere sulle risorse pubbliche; le nuove regole europee per la gestione delle posizioni deteriorate (NPL), in vigore dal 2018, che riconosceranno alle banche una minore discrezionalità nella gestione dei crediti deteriorati. Le conseguenze sarebbero molto gravi, soprattutto a danno delle imprese minori; concludo con una nota positiva: l’estensione dell’ambito di applicazione dello SME Supporting Factor a tutte le operazioni, oltre alla conferma della misura sui finanziamenti fino a 1,5 milioni di euro. A nostro parere questo rappresenta uno degli interventi con le maggiori potenzialità di sostegno all’accesso al credito per le mPI”.
Paolo Finaldi Russo della Banca d’Italia ha analizzato il contesto macroeconomico in cui operano le mPMI, evidenziando come il sistema produttivo registri una redditività in ripresa che gli consente di autofinanziare gli investimenti. Di conseguenza la domanda di credito complessiva risulta molto debole in ragione di un tasso di copertura degli investimenti con risorse interne molto elevato. A loro volta le banche in generale accolgono più facilmente la domanda di credito, in quanto la capacità di restituzione da parte delle imprese sta migliorando. Tuttavia un approfondimento dell’analisi rileva una forte eterogeneità all’interno del sistema produttivo. Sono le medie e grandi imprese a finanziare gli investimenti con risorse proprie, mentre le micro imprese avanzano una significativa domanda di credito, ma continuano a soffrire di un marcato credit crunch che non accenna a riassorbirsi. Per le imprese con meno di 20 addetti i flussi di credito seguono un trend negativo e con un costo molto elevato, che comportano un basso livello di investimenti.
Nella prima giornata dei lavori, dedicata ad approfondire i “fallimenti di mercato”, il credit crunch sulle mPI e la risposta dei Confidi per far ripartire il credito all’economia reale, la Federazione ha presentato i dati della 21° edizione della Ricerca annuale, come sempre accolta con interesse da parte dei principali interlocutori istituzionali, che la riconoscono un importante strumento di conoscenza del sistema e un valido punto di avvio per delineare le strategie a sostegno dell’accesso al credito delle mPI valorizzando il ruolo dei Confidi. La convention nazionale di Torino si concluderà sabato 18 novembre con il rinnovo delle cariche direttive di Fedart Fidi.
Il contesto – rilevano i primi dati della 21° edizione della ricerca annuale che verrà poi presentata a dicembre – vede ancora il credito alle imprese artigiane, pari a 41 miliardi di euro nel 2016, proseguire con un trend negativorilevato già a partire dal 2008, anno di inizio della crisi (-15,7 miliardi di euro pari a -28% del credito all’artigianato). Il credito al totale delle imprese, pari a 838 miliardi di euro nel 2016, ha registrato un trend negativo meno consistente (-148 miliardi di euro, pari a -15%). “Il Paese – sottolinea Adelio Giorgio Ferrari, presidente di Fedart Fidi – conferma i primi segni di ripresa economica, ma per le piccole e micro imprese il difficile accesso al credito non mostra un andamento in controtendenza. Le prime evidenze della Ricerca annuale Fedart confermano queste criticità, ma anche il fondamentale contributo che il sistema dei Confidi può fornire per alleviare queste tensioni”. Per ciò che riguarda il sistema dei Confidi, infatti, nel 2016 i 115 Confidi aderenti a Fedart Fidi hanno garantito finanziamenti bancari per circa 4 miliardi di euro, un valore stabile rispetto all’anno precedente dopo una fase di forte riduzione avviato fin dal manifestarsi dei primi segnali della crisi. Coerentemente anche il volume di finanziamenti in essere con la garanzia dei Confidi risulta in linea con quello del 2015 e pari a oltre 10 miliardi di euro, grazie anche al processo di aggregazione che ha caratterizzato quest’ultimo periodo attraverso aggregazioni con Confidi di altri settori che sono stati incorporati dai Confidi aderenti al Sistema Fedart. Il portafoglio di garanzie detenuto dai Confidi Fedart si attesta a 5 miliardi di euro a favore di poco meno di 700 mila imprese, per i due terzi operanti nel comparto artigiano, ma con una presenza via via più rilevante di realtà appartenenti agli altri settori. Il sistema presenta una situazione di sostanziale sostenibilità economica, nonostante il consistente sforzo al fianco dell’economia reale. Il patrimonio si riconferma intorno a circa 770 milioni di euro, composto per i due terzi (500 milioni di euro) dal capitale sociale apportato dalle imprese socie. Il coefficiente di solvibilità, che mette in relazione il patrimonio e il volume di garanzie in essere, è pari al 16,0%, in leggera crescita nell’ultimo triennio. Il sistema Fedart risulterebbe in equilibrio grazie a ricavi in grado di coprire ampiamente i costi, ma il consistente volume di sofferenze a cui deve far fronte e che incide in modo pesante sul bilancio determina un risultato economico leggermente positivo, ma ancora fragile, dopo lunghi anni di risultati negativi. Il tasso di sofferenza continua a crescere, ormai ininterrottamente dal 2009, avvicinandosi per la prima volta a valori prossimi al 20%, ma riconfermandosi di nuovo al di sotto di oltre due punti percentuali rispetto al corrispondente valore registrato dal comparto artigiano secondo le rilevazioni della Banca d’Italia. Ciò conferma l’elevata capacità dei Confidi di selezionare le imprese meritevoli di credito, supportata dalla conoscenza diretta del tessuto produttivo e dalla logica di prossimità che ne contraddistingue l’intervento, pur essendo al fianco delle imprese più fragili.
AUTOTRASPORTO – Unatras: ‘Ultimo appello, Governo eviti scontro con imprese’
La Presidenza di Unatras, Unione Nazionale delle Associazioni dell’Autotrasporto merci, valuta negativamente il silenzio assordante del Ministero dei Trasporti nei confronti dei problemi dell’autotrasporto, alla luce degli ultimi avvenimenti nel passaggio della Legge di Bilancio al Senato e della mancata convocazione richiesta a più riprese dalle associazioni del settore.
Unatras attende da tempo risposte rapide e non può subire l’indifferenza delle Istituzioni competenti sull’assenza di certezze per le imprese di autotrasporto.
Con il senso di responsabilità che negli ultimi anni ha contraddistinto le azioni delle organizzazioni di Unatras, il mondo dell’autotrasporto rivolge un ultimo appello al Governo italiano: si eviti lo scontro, attraverso la convocazione della categoria per risolvere le problematiche e fornire risposte certe.
ODONTOTECNICI – Si apre la collaborazione sulla tracciabilità della protesi
Una delegazione di Confartigianato Odontotecnici composta dal Presidente Gennaro Mordenti, dalla Responsabile Nazionale Tiziana Angelozzi e dal Vice Presidente FEPPD Antonio Ziliotti ha incontrato il 14 novembre presso il Ministero della Salute la Dott.ssa Marcella Marletta, Direttore Generale Dispositivi Medici e Servizio Farmaceutico.
L’incontro era stato richiesto per approfondire le disposizioni del nuovo Regolamento Dispositivi Medici con particolare riferimento agli adempimenti in capo ai fabbricanti, anche alla luce dell’interpretazione resa dalla Commissione Europea su richiesta della Federazione Europea di settore, sollecitata da Confartigianato Odontotecnici.
La nota della Commissione aveva infatti chiaramente ribadito che è da considerarsi Fabbricante “colui il quale soddisfa tale definizione secondo quanto descritto nell’art. 2 (30) del MDR, sia che si tratti di un odontotecnico o di un dentista che fabbrichi dispositivi dentali tramite un CAD/CAM”. Da tale affermazione discende inequivocabilmente l’obbligo per tutti coloro che producono dispositivi medici su misura (quindi anche odontoiatri e mandatari) del rilascio della prescritta documentazione e quindi dell’iscrizione al Registro dei fabbricanti.
Nel corso dell’incontro, che si è svolto in un clima di grande cordialità, si è convenuto sull’importanza della tracciabilità della protesi a garanzia della sicurezza e della qualità della stessa, elementi imprescindibili per la tutela della salute e per la difesa del “Sistema Italia”, pericolosamente attaccato da sistemi di produzione disinvolti che non tengono conto degli adempimenti prescritti, che vengono erroneamente ritenuti obblighi esclusivi degli odontotecnici.
La Dott.ssa Marletta, nel condividere questo pericolo comune, ha sottolineato come sia importante che tutte le componenti della filiera del dentale ne prendano coscienza e si impegnino a lavorare in favore della tracciabilità del dispositivo – così come prevista dalla norma – in sinergia con l’Autorità competente che, da parte sua, predisporrà una nota di riflessione tecnica sulle figure coinvolte sulla base del nuovo Regolamento.
Il Presidente Mordenti, nel ringraziare la Dott.ssa Marletta per la disponibilità dimostrata, ha espresso soddisfazione per la condivisione di intenti emersa dall’incontro ed assicurato la massima disponibilità a collaborare al perseguimento degli obiettivi di trasparenza, sicurezza e qualità del dispositivo.